Filcams Cgil del Trentino

Contro tutte le precarietà

Rottamatore o Rovinatore ?

IL SINDACO DI FIRENZE, NOTO ROTTAMATORE, HA DECISO DI FAR APRIRE I NEGOZI DELLA CITTA’  PER IL GIORNO DEL 1 MAGGIO 2011.

Forse Matteo Renzi non sa che il primo maggio è festa e festa del lavoro , da origini nobili; si dirà che anche altri lavoratori lavorano la domenica e il primo maggio, ma forse non sapete che i lavoratori del commercio spesso lavorano ,come si dice, a turno spezzato cioè mattina e pomeriggio, mentre tutti gli altri lavoratori lavorano a turni secchi e quindi hanno molte mezze giornate di riposo, ile lavoratrici del commercio hanno una sola giornata di riposo e quindi il lavoro domenicale per queste donne, perché in maggioranza sono donne, il lavoro si assomma al lavoro domestico l’assistenza ai figli , mariti, genitori, nonni.
Poi far lavorare il primo maggio ,festa del lavoro, significa non fare una cosa moderna ma una vigliaccata alle commesse, per esempio di Coin, che lavorano praticamente tutte le domeniche dell’anno e pensavano perlomeno il primo maggio di non lavorare .Caro Matteo Renzi non ti eleggono certo i sindacalisti ma molti lavoratori del commercio si e sapranno valutare bene chi è un vero innovatore e chi si spaccia per rinnovatore della politica e si comporta come un sevo dei padroni del vapore che vogliono aprire i negozi anche la notte per i consumatori che non sanno come arrivare a fine mese.

Un fiorentino a Trento

Trento, 3 maggio 2011

3 Maggio 2011 Posted by | Articoli delegati | , , , , , | 2 commenti

Festa della donna 2011

Non abbiamo niente da festeggiare….
lottiamo per la nostra dignità,
per il nostro futuro e per i nostri figli

Come lavoratrici dei Supermercati ORVEA abbiamo subito una unilaterale decurtazione del nostro già modesto salario da parte di una direzione che, come è prassi tra i padroni, ha pensato bene di scaricare sulle nostre spalle e sul nostro portafoglio i risultati di una crisi dovuta a incapacità manageriale e ad una crisi di cui non abbiamo nessuna responsabilità.
La Direzione ORVEA ha deciso che il nostro contratto integrativo strappato con dure lotte era diventato troppo oneroso per il bilancio aziendale per cui doveva essere disdettato togliendoci circa 200 euro mensili. Un altro schiaffo che si aggiunge a quello generale che vede le nostre retribuzioni inferiori a quelle degli uomini.
La proclamata incompatibilità economica, viene usata come leva per un ulteriore giro di vite sulle condizioni di lavoro, per un’ulteriore affermazione dell’arroganza padronale, per un ulteriore e più violenta umiliazione delle donne che lavorano.
I diritti non sono più diritti, la contrattazione sindacale viene vissuta con fastidio e concepita come puro atto notarile che deve mettere il sigillo di approvazione nelle scelte prese nei consigli di amministrazione, senza mai sindacare sugli indirizzi suicidi o cervellotici che questi assumono.
Certo, c’è di peggio in giro. Le lavoratrici della CAREFUR O della OMSA, la cui capogruppo GOLDEN LADY ha deciso di delocalizzare la produzione, oppure ancora peggio le precarie della scuola o del pubblico impiego che grazie ai tagli non saranno più precarie, perchè avranno la certezza di rimanere a casa senza lavoro.
C’è sempre uno che sta peggio che ci induce ad accettare il meno peggio.
Di meno peggio in meno peggio però, l’unica cosa certa è una continua regressione nel campo dei diritti, del salario, nelle condizioni di vita e nella qualità della vita che per noi significa lavori meno pesanti, turni meno massacranti, possibilità di conciliare il lavoro e gli affetti, perché la domenica è sempre un momento di socializzazione e questo diritto non ci può essere rubato da una legge partorita da qualche assessore provinciale insensibile alle nostre condizioni di donne lavoratrici.
Quando questi aspetti della nostra vita saranno rispettati, sarà rispettata integralmente la nostra dignità e allora ci saranno tutti i presupposti per festeggiare l’8 marzo ma per ora non abbiamo nulla da festeggiare
MA SOLO DI LOTTARE PER I NOSTRI DIRITTI.

Le delegate ORVEA

Firma la petizione a favore dei lavoratori e delle lavoratrici ORVEA

Trento, 6 marzo 2011

6 marzo 2011 Posted by | Sindacato | , , , , , , , , , , , | 1 commento

Orvea: per un 8 marzo di lotta

Tra qualche giorno si ripeterà la tradizionale “festa della donna” ormai ridotta a tripudio di mimose, cene e ipocrisia.
Nulla di più distante dallo spirito con cui Rosa Luxemburg, l’aquila del proletariato mondiale, propose, in ricordo del tragico incendio in cui perirono 129 operaie, la data dell’8 marzo come giornata di lotta internazionale della donna.
Ebbene noi non abbiamo proprio nulla da festeggiare.
Come lavoratrici dei Supermercati ORVEA abbiamo subito una unilaterale decurtazione del nostro già modesto salario da parte di un’azienda che, come è prassi tra i padroni, ha pensato bene di scaricare sulle nostre spalle e sul nostro portafoglio i risultati di una crisi dovuta a incapacità manageriale e spese dissennate.
Lorsignori hanno deciso che il nostro contratto integrativo strappato con passione e dedizione totale era diventato troppo oneroso per il bilancio aziendale per cui doveva essere disdettato.
La proclamata incompatibilità economica, usata come leva per un ulteriore giro di vite sulle condizioni di lavoro, per un’ulteriore affermazione dell’arroganza padronale, per un ulteriore e più violenta umiliazione delle donne che lavorano e che è risaputo hanno statisticamente i salari più bassi degli uomini.
I diritti non sono più diritti, la contrattazione sindacale vissuta con fastidio e concepita come puro atto notarile che deve mettere il sigillo di approvazione nelle scelte prese nei consigli di amministrazione, senza mai sindacare sugli indirizzi suicidi o cervellotici che questi assumono.
Certo, c’è di peggio in giro. Le lavoratrici della FIAT di Pomigliano e Mirafiori (in attesa di tutte le altre del gruppo), per esempio, che hanno visto perdere diritti sanciti da un contratto nazionale, anche qui unilateralmente cancellato dalla protervia di Marchionne, oppure le lavoratrice della CAREFUR O della OMSA, la cui capogruppo GOLDEN LADY ha deciso di delocalizzare la produzione, oppure ancora peggio le precarie della scuola o del pubblico impiego che grazie ai tagli non saranno più precarie, perchè avranno la certezza di rimanere a casa senza lavoro.
C’è sempre uno che sta peggio che ci induce ad accettare il meno peggio.
Di meno peggio in meno peggio però, l’unica cosa certa è una continua regressione nel campo dei diritti, del salario, nelle condizioni di vita e nella qualità della vita.
Per questo ci chiediamo cosa ci sia da festeggiare, per questo ci rispondiamo che non c’è nulla da festeggiare l’8 marzo, MA SOLO DI LOTTARE PER I NOSTRI DIRITTI.
Per questo crediamo che sia stato giusto scendere in piazza il 13 febbraio, ma pensiamo che sarà ancora più giusto farlo non solo per rivendicare una generica dignità calpestata dal Presidente del Consiglio, ma anche per rivendicare il diritto ad una vita dignitosa che significa lavori meno pesanti, turni meno massacranti, salari più equi, possibilità di conciliare il lavoro e gli affetti e di lavorare il giusto, perchè una domenica è sempre una domenica e un giorno festivo è pur sempre un giorno festivo e non cambiano natura per la legge partorita da qualche assessore provinciale o per l’ordinanza di qualche sindaco.
Quando questi aspetti della nostra vita saranno rispettati, sarà rispettata integralmente la nostra dignità e allora ci saranno tutti i presupposti per festeggiare l’8 marzo, magari con lo stesso spirito con la quale Rosa Luxemburg lo aveva pensato.

Sottoscrivi la petizione sul SITO direttamente a http://www.petizionepubblica.it/?pi=orvea oppure a http://www.petizionepubblica.it e cercare APPELLO : “Or.ve.a.. per un 8 marzo di lotta”.

La Filcams Cgil del Trentino

Trento, 19 febbraio 2011

19 febbraio 2011 Posted by | Sindacato | , , , , , , , , , | 2 commenti

Unifarm: dimentica chi lavora

unifarmaUNIFARM Spa
Si festeggiano i grandi risultati
ma si dimenticano i sacrifici dei lavoratori.

Interveniamo in merito al festeggiamento dei 39 anni di attività che l’azienda Unifarm Spa ha tenuto nelle scorse settimane presso le cantine di Mezzocorona. Dalla stampa apprendiamo l’entusiasmo dei propri amministratori per i dati di bilancio presentati all’assemblea dei soci e la capacità di reazione di fronte alla crisi, che toccherebbe anche il settore farmaceutico.
Il tutto rappresentato al meglio con una grande operazione mediatica attraverso un evento che avrebbe visto la partecipazione di oltre 1400 persone tra soci e dipendenti.
Non intendiamo discutere i numeri presentati e la capacità commerciale ed industriale dei manager di Unifarm Spa e siamo lieti di aver conferma del buon stato di salute del gruppo farmaceutico in un periodo sicuramente difficile per l’intero comparto ed in generale per tutta l’economia.
Però avremo preferito che questo entusiasmo e questa positività fosse stata presente negli ultimi periodi anche nei tavoli di confronto e contrattazione sindacale. Confronti che hanno sempre visto la dirigenza affrontare le diverse problematiche lavorative presenti attraverso relazioni improntate alla parsimonia, fortemente attente a non sbilanciarsi relativamente al costo del personale ed ai suoi diritti. Condizioni contrattuali collettive ben lontani dalla media presente in altre aziende delle stesse dimensioni del nostro territorio che purtroppo non sono in grado di presentare le stesse situazioni di bilancio.
Rendiamo noto che le scelte industriali intraprese dalla dirigenza sono frutto di una costante e completa abnegazione dei lavoratori, che talvolta hanno dovuto scegliere il lavoro sacrificando il proprio tempo libero o la propria famiglia.
Una gestione che si vanta di gestire oltre 500 dipendenti con un approccio famigliare, dove determinate soluzioni a problemi anche individuali hanno risoluzione in base alla singola fedeltà e disponibilità dimostrata.
Un ambiente che ha diviso i lavoratori tra fortunati con determinate turistiche (a turno unico alternato tra mattina e pomeriggio) ed altri meno fortunati che operano ad orario spezzato (che occupa l’intera giornata). Dove a richiesta di alcuni lavoratori di passare a turni più agevolati, anche se era organizzativamente possibile, i manager hanno rifiutato o proposto il passaggio a riduzioni d’orario quindi di retribuzione.
Ricordiamo inoltre che un investimento fondamentale per affrontare le nuove sfide di mercato di Unifarm è stata la costruzione e la messa in opera del nuovo magazzino. Anche qui sottolineiamo che ha comportato un aumento considerevole di ore straordinarie (circa 20.000 ore) che hanno visto nell’anno passato solamente un minimo ed insufficiente riconoscimento economico, oltretutto a seguito di pressioni e raccolte firme dei dipendenti.
Da pochi mesi abbiamo siglato il Contratto Integrativo Aziendale e, nonostante le nostre critiche, anche in questo caso i lavoratori hanno scelto democraticamente nelle assemblee svolte di accettare futuri aumenti unicamente legati all’andamento aziendale ed ai suoi risultati. Ancora una volta è prevalsa la logica esposta e pubblicizzata dai manager di puntare al futuro e come in ogni grande famiglia tutti dovevano rinunciare a qualche pretesa di certezza.
Però grida allo scandalo che a seguito di queste filosofie di rinuncia per il bene della famiglia Unifarm, ormai patrimonio culturale della maggioranza dei dipendenti, si sia tenuta una celebrazione principesca alla reggia delle cantine di Mezzocorona con un’enormità di invitati, dove crediamo ci sia stata una spesa ingente. Ai lavoratori si è chiesto di rinunciare a certezza salariali per anni, di continuare a farlo nel futuro, il tutto in nome della sopravvivenza e invece apprendiamo che i soldi per magnificare le grandi doti commerciali dei manager Unifarm Spa.c’erano.

la Filcams Cgil del Trentino

Trento, 5 giugno 200

6 giugno 2009 Posted by | Comunicati Filcams | , , , , , , , , , , | Lascia un commento